TFR: tenerlo in azienda o destinarlo a un fondo pensione?

Quando un lavoratore dipendente viene assunto, si trova di fronte a una scelta importante: mantenere il TFR in azienda oppure destinarlo a un fondo pensione. Questa decisione non è neutra: implica effetti su rendimento, tassazione, flessibilità e rischio.

Negli ultimi anni sono emerse novità significative, che meritano di essere considerate al momento della scelta. Qui di seguito ti spiego cosa sapere oggi (2025) per orientarti al meglio.

Le regole attuali: cosa dice la legge

1. Scelta nei primi sei mesi
Il lavoratore ha a disposizione sei mesi dall’inizio del rapporto di lavoro per indicare dove destinare il TFR, utilizzando il modulo “TFR2”. Se non esprime alcuna preferenza entro questo termine, entra in gioco il silenzio-assenso: il TFR verrà automaticamente destinato a un fondo pensione previsto dal CCNL di riferimento o, in mancanza, a un fondo residuale.  

2. Irrevocabilità della scelta per destinare al fondo
Se il lavoratore decide di conferire il TFR a un fondo pensione, quella scelta è irreversibile per il TFR già maturato. Non è possibile tornare indietro e riportare quel TFR in azienda.  
Tuttavia, le quote di TFR che maturano dopo la scelta possono essere gestite (ad esempio, cambiando il fondo o diversificando) purché nel rispetto delle regole di portabilità. 

3. Meccanismo del silenzio-assenso (novità “pending”)
Nella legge di bilancio 2025 è prevista una modifica: il TFR, nel caso in cui il lavoratore non si esprima, verrà automaticamente destinato al fondo pensione, al contrario del sistema attuale in cui rimane in azienda (o in Tesoreria INPS per aziende con ≥ 50 dipendenti).  Ciò significa che chi non dichiara la volontà di mantenere il TFR in azienda, lo vedrà “dirottato” verso la previdenza complementare. 

     *Attenzione: questa proposta è in discussione e dovrà essere approvata.

    Aspetti da considerare oggi (novità / rischi emergenti)

    – Se la normativa del silenzio-assenso venisse approvata, chi non si esprime attivamente vedrà il proprio TFR destinato al fondo pensione. È quindi importante che il lavoratore non trascuri questa scelta se preferisce mantenerlo in azienda.  

    – Anche se il TFR è conferito a un fondo pensione, il lavoratore può richiedere anticipi in casi stabiliti (prima casa, spese sanitarie). Le condizioni dipendono dal regolamento del fondo.  

    – Nei periodi di bassa performance dei mercati finanziari, i rendimenti del fondo pensione potrebbero risultare inferiori rispetto alla rivalutazione garantita del TFR in azienda.

    – Occorre valutare con attenzione le commissioni richieste dal fondo pensione prescelto, perché un costo elevato può erodere i guadagni nel lungo termine.

    Quale scelta può essere “migliore”?

    Non esiste una risposta valida per tutti: molto dipende da fattori personali quali:

    – l’età e quanto tempo manca fino al pensionamento

    – la tua propensione al rischio

    – l’orizzonte temporale

    – il livello dei costi del fondo pensione

    – la tua esigenza di flessibilità o liquidità

    In generale, chi ha molti anni di lavoro davanti e una certa tolleranza al rischio potrebbe beneficiare maggiormente di un fondo pensione, sfruttando rendimenti potenzialmente superiori e una tassazione agevolata. Chi invece preferisce la certezza e la stabilità, o ha un orizzonte breve, potrebbe preferire mantenere il TFR in azienda.

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    Fonte: portaleagenzie.allianz.it

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