Dissesto idrogeologico: a rischio 1 italiano su 10

È stato pubblicato a luglio 2018 l’ultimo Rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul dissesto idrogeologico in Italia, che traccia le aree del nostro territorio a maggiore pericolosità per frane e alluvioni e gli indicatori di rischio riferiti a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

I dati non sono consolanti: in termini generali, il 16,6% del territorio nazionale è in una situazione di pericolosità, con un aumento delle superfici potenzialmente soggette a frane (+2,9% rispetto al 2015) e ad allagamenti (+4%). Circa 3 milioni di famiglie risiedono in queste zone di alta vulnerabilità.

Rischio frane e alluvioni: quali le regioni più in pericolo?

I risultati evidenziano che in 9 regioni (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria), il 100% dei comuni è a rischio, mentre in Abruzzo, Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia e la Provincia di Trento la percentuale oscilla tra 90 e 100%. Le superfici territoriali a pericolosità elevata e molto elevata si riscontrano in misura maggiore in Toscana, Emilia-Romagna, Campania, Valle d’Aosta, Abruzzo, Lombardia, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento.

Per ciò che riguarda più nello specifico il rischio di alluvioni, ai primi posti troviamo Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto.

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Frane e Alluvioni: il rischio per aziende e i beni culturali

La maggior densità di imprese nel territorio italiano si trova proprio nelle aree di pianura, che sono anche quelle più a rischio.
Aziende e industrie sono esposte a un maggior rischio di frane in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, mentre di rischio alluvioni in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria. Queste ultime regioni registrano anche i valori più alti di popolazione a rischio.

Minacciato anche il nostro patrimonio culturale: i monumenti che si trovano in aree franabili sono in tutto 38 mila, di cui 11 mila in zone a rischio elevato o molto elevato, quelli a rischio inondazione sono invece 40 mila.

Un aumento di  pericolosità che sicuramente richiede una strategia di prevenzione, per evitare la generazione di danni che potrebbero risultare pesanti e irreversibili, sia a livello pubblico che privato e aziendale.

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